lucia spadoni - ufficio stampa studio legale chiarini

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novembre

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1 paziente su 10 viene danneggiato in ambito ospedaliero. In circa la metà dei casi, il danno sarebbe stato evitabile

I soli errori terapeutici costano 42 mld di dollari all’anno, il 5% dei pazienti incorre in errori diagnostici. Studio Chiarini: “Infezioni correlate all’assistenza ed errori medici possono portare a grave invalidità o morte. Necessari maggiori controlli, strategie preventive, ma è importante anche informare i pazienti”

Andare in ospedale per curarsi ed uscirne gravemente danneggiato, con invalidità importanti o, addirittura, morire durante il ricovero. Può sembrare paradossale, ma, stando ai dati OCSE e OMS, questo è quanto accade ad 1 paziente su 10, e non parliamo di Paesi in via di sviluppo, in cui le norme igieniche non vengono sempre rispettate in modo rigido, ma nei Paesi ad alto reddito, tra cui anche l’Italia (paesi con PIL pro capite uguale o superiore a 12.376,00 $). Errori medici che, in circa un caso su due, potevano essere evitati, prestando maggiore attenzione.

Un quadro allarmante, che appare ancora più tragico se analizziamo i dati nell’ambito delle cure primarie e ambulatoriali, ovvero i servizi sanitari forniti da medici generici e medici specialistici ambulatoriali. Qui i pazienti che risultano essere rimasti danneggiati da errori medici sono ben 4 su 10, complicazioni che potevano essere evitate addirittura nell’80% dei casi, e che determinano ogni anno la necessità di ricovero per circa 7 milioni di pazienti.

In generale, nel 5% degli esami diagnostici si verifica un errore nella diagnosi, mentre le infezioni correlate all’assistenza sanitaria colpiscono il 7,6% dei pazienti, causando sepsi a 31 milioni di persone nel mondo ogni anno, e di queste oltre 5 milioni non riescono a sconfiggere l’infezione.

Soltanto gli errori terapeutici costano alla società 42 miliardi di dollari ogni anno, spesi in ulteriori cure mediche, oltre che in risarcimenti a seguito di cause per malpractice sanitaria. Ben il 15% della spesa e delle attività ospedaliere nei Paesi OCSE, infatti, è destinato agli interventi necessari a trattare gli effetti diretti del danno al paziente cagionato da cure insicure o improprie.

Se è vero che molte strutture sono veri esempi di efficienza e molti sanitari svolgono il proprio lavoro in maniera impeccabile, non possiamo voltare lo sguardo di fronte ad uno scenario in cui ogni 10 persone che si affidano alle cure mediche ospedaliere, una ne rimanga danneggiata, a volte gravemente. – Ha commentato l’Avvocato Lucia Spadoni dello Studio Legale Chiarini, esperta in tema di malpractice sanitaria – C’è molto da fare per migliorare le condizioni di sicurezza dei pazienti a livello globale, considerato che ogni anno si perdono 64 milioni di anni di vita per invalidità e morte. L’adozione di opportune ed efficaci strategie di prevenzione è indispensabile, ma è anche necessario informare i pazienti sui loro diritti e su cosa debbano “pretendere” da una struttura sanitaria. La sicurezza dei pazienti si basa, indubbiamente, su una adeguata e continua formazione degli operatori sanitari, ma resta fondamentale anche la partecipazione del malato al proprio percorso clinico, a qualsiasi livello esso si svolga.