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giugno

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Artisti considerati inutili dal 71% degli intervistati dal Sunday Times, ma anche in Italia vengono ignorati. Le contraddizioni del paese con il più vasto patrimonio culturale

Sostegni ai musei, ma nessun riguardo per chi le opere le produce. Lo stato dell’arte in Italia e l’esperienza di Matteo Mauro, l’artista di Micromegalic Inscriptions, che da 10 anni vive a Londra

L’Italia è il paese con il più vasto patrimonio culturale al mondo. Qui c’è un enorme rispetto, quasi una venerazione per le opere artistiche che abbiamo ereditato dai grandi maestri del passato. Ma sembra che lo stesso riguardo non sia concesso a chi l’arte la produce oggi.

Un pensiero che, purtroppo, sembra essere condiviso anche in altri paesi. Il Sunday Times ha recentemente pubblicato i dati di un sondaggio fatto a Singapore, in cui è stato chiesto di indicare le professioni più utili e quelle mano utili. Al primo posto delle figure non essenziali ci sono proprio gli artisti, votati dal 71% degli intervistati. Ma questa non è la prima volta che gli artisti non vengono presi nella giusta considerazione.

Non molto tempo fa, la Boston consulting fece un’indagine per valutare il valore economico del patrimonio culturale di alcuni paesi, tra i quali l’Italia. Per farlo, con il contributo del MIBACT, esaminò gli introiti derivati da musei e siti archeologici, stimandone il valore in 27 miliardi di euro e i ricavi in 278 milioni di euro, a non fu considerata rilevante tutta la produzione e la vendita delle opere degli artisti contemporanei.

Lo stesso accade, purtroppo, anche da noi. Gli ultimi DPCM hanno previsto contributi economici per molti settori colpiti dal covid19, compresi i musei, contenitori di arte per eccellenza, ma nulla è stato detto circa gli artisti. Un po’ come se possano fregiarsi dell’aggettivo “culturale” solo le opere del passato e non quelle contemporanee, con i loro linguaggi attuali, che raccontano la società odierna.

Negli ultimi 20 anni sono cambiate le modalità di produzione e fruizione dell’arte, che vede una partecipazione sempre maggiore di PC e tecnologia. Grazie ai social, oggi le opere vengono condivise, godono di una maggior diffusione ma, spesso, risultano più effimere. Pensiamo, ad esempio, a quelle pubblicate come storie su Instagram o Facebook, che durano appena 24 ore.

Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito al passaggio dall’oggetto fisico a quello virtuale. L’arte ora entra nelle nostre vite in nuove modalità, non più solo sotto forma di opera da collezionare, è nei nostri computer, smartphone e sui social media. – Ha dichiarato in merito Matteo Mauro, artista italiano che da 10 anni vive a Londra – L’affermazione di una nuova tecnologia influenza tutti gli aspetti della vita, compresa l’arte, che oggi è diffusa a livello di massa. E questo è proprio uno dei tratti peculiari della produzione culturale degli ultimi tempi.”

Artista, architetto e designer siciliano, dopo aver studiato tra Italia, Germania e Regno Unito, nel 2010 Mauro ha trovato la sua casa a Londra, dove può produrre la sua arte, rappresentata da opere iper-contemporanee, immateriali e complesse. La sua opera più celebre, Micromegalic Inscriptions, premiata con il prestigioso Van Gogh Prize, è caratterizzata da un accumulo infinito di linee, realizzate con il supporto del computer.

Credo che in Italia ci sia un grandissimo rispetto per l’arte, ma quasi con una venerazione passiva. Le persone in Italia amano circondarsi di arte e di bellezza, ma in pochi capiscono davvero l’importanza di investire nell’industria artistica. – Prosegue Matteo MauroAl contrario, in altri pese come Inghilterra, l’artista contemporaneo ha un ruolo di estrema visibilità, è una società che investe sull’arte e le sue strutture. Qui chiunque nel settore artistico ha avuto la possibilità di ricevere aiuti dallo stato inglese durante questo periodo di crisi.”