Victor Khaireddin - ufficio stampa gruppo irec

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In Veneto quasi 1 pagamento su 2 (41%) viene fatto oltre i termini di scadenza, il 7% con ritardi superiori ai 90 giorni

Padova la provincia migliore, Venezia la peggiore. I dati del Gruppo IREC, leader nella gestione e recupero dei crediti commerciali

In Italia la puntualità nei pagamenti a imprese e fornitori sembra non essere considerata una priorità. Un malcostume diffuso a vari livelli della società, al punto che nel 2017 la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia per via dei ritardi da parte delle amministrazioni pubbliche, che richiedono in media 100 giorni.

La situazione da allora non è mutata di molto, come conferma il Gruppo IREC, leader nella gestione e recupero dei crediti commerciali, secondo il quale nel 2020 in Italia circa 7 aziende su 10 stanno riscontrando un forte ritardo nei pagamenti. Per quanto riguarda il Veneto, quasi una fattura su due (41%) viene incassata in ritardo, con un 7% che viene pagato con un ritardo di almeno 90 giorni.

La provincia in cui si registra la situazione migliore è Padova, con oltre la metà delle fatture (62%) pagate entro i termini, e il 6% con un ritardo superiore ai 90 giorni (1 punto percentuale in meno rispetto alla media regionale). Maglia nera, invece, a Venezia, dove i pagamenti puntuali sono il 56% (3 punti percentuale in meno rispetto alla media regionale), mentre i ritardi di almeno 90 giorni interessano l’8% delle fatture (1 punto percentuale in più rispetto alla media regionale), il dato peggiore insieme alla provincia di Rovigo.

Purtroppo, si tratta di un fenomeno che già da anni affligge l’economia italiana e che tutti gli imprenditori conoscono bene, e che da marzo ad oggi, con la crisi portata dal covid19 si è indubbiamente acuito. Spiega il presidente del Gruppo IREC, Victor KhaireddinDa un sondaggio che abbiamo recentemente sottoposto a 1.200 imprenditori e professionisti, è emerso che il 72% ha dichiarato di aver riscontrato enormi difficoltà nel recupero dei propri crediti da marzo ad oggi, con una conseguente difficoltà nel portare avanti l’attività, e il 14% non ha più riaperto dopo il lockdown, per una chiusura che in molti casi si preannuncia come definitiva. La crisi ha colpito tutti indistintamente, ma non saldare le fatture significa innescare una catena di ammanchi che andranno a compromettere il lavoro e la stabilità economica di decine o centinaia di persone.