Agenzia ufficio stampa giovanni franchi

18

febbraio

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Un’altra importantissima vittoria di Konsumer in materia di malasanità e sangue infetto

La Corte d’appello di Bologna, con sentenza in data 2.12.2021, in esecuzione di una precedente ordinanza (n. 26115 del 5 aprile 2018) della Corte di Cassazione,  ha condannato il Ministero della Salute, a risarcire i danni patiti da una signora a causa del virus dell’epatite C, contratto per effetto di  una trasfusione di sangue molto tempo prima.

La causa risale al 2005. Con atto di citazione notificato in quell’anno una consumatrice, rivoltasi all’avv. Giovanni Franchi, oggi Presidente per la Regione Emilia Romagna dell’associazione consumeristica Konsumer, aveva convenuto davanti al Tribunale di Bologna, ossia al c.d. foro erariale competente ex art. 25 c.p.c., il Ministero della Salute per ivi sentirlo condannare al risarcimento di tutti i danni da lei patiti per avere contratto  l’epatite C a seguito di una terapia trasfusionale effettuata presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica degli Ospedali Riuniti di Parma nel 1974 a causa di un’emorragia post partum.

Il Tribunale con sentenza n. 2197/08 aveva, peraltro, rigettato proposta dall’attrice , condannandola al pagamento delle spese di lite.

Avverso tale pronuncia la stessa aveva proposto appello con atto del 13.7.09, ma la Corte d’appello di Bologna con sentenza n. 2324/16 aveva respinto il gravame e condannato l’appellante alla rifusione delle spese di lite.

Il motivo del rigetto della domanda era costituito dall’intervenuta prescrizione, per essere decorsi più di dieci anni da quando la danneggiata avrebbe  avuto contezza del danno, ossia dal settembre 1996.

Con ordinanza n. 26115 del 5 aprile 2018 la Corte di Cassazione ribaltò il giudizio, stabilendo che il termine quinquennale decorre da quando il danneggiato ha presentato la richiesta di indennizzo secondo le prescrizioni della l. n. 210/92. Richiesta che nel caso nostro era stata fatta in epoca successiva al 1995, di modo che la notifica della citazione era intervenuta prima del decorso del decennio. La Corte, essendo giudice di legittimità e non potendo provvedere nel merito, non poté ovviamente condannare il Ministero, ma rimise gli atti alla Corte d’appello di Bologna perché provvedesse al risarcimento.

Quest’ultima, con la menzionata sentenza, dopo aver dato incarico ad un professionista di quantificare il danno,  ha condannato il Ministero al pagamento, a titolo risarcitorio, della somma di € 37.612,50, oltre interessi dalla pubblicazione della stessa e rifusione delle spese di lite di tutti i gradi del giudizio.

Per la Corte d’appello il Tribunale avrebbe errato anche nell’affermare che  al Ministero non potrebbe rimproverarsi l’omessa assunzione di cautele che all’epoca non erano ancora conosciute. 

Secondo il giudice del gravame, sulla base di quanto emerge da una casistica  ormai divenuta imponente, se  in quegli anni  non vi erano adeguate conoscenze sul virus dell’epatite C, che sarebbe stato scoperto (assieme ai suoi anticorpi) solo nel 1999  e benché non fosse entrata in vigore la l. n. 107/90 , era comunque maturata la consapevolezza dei rischi inerenti all’uso del sangue ed emoderivati per scopi terapeutici e della necessità di procedere a scrupolosi controlli prima di utilizzarli.

Per l’avv. Giovanni Franchi, il legale ha tutelato la signora, è questa, come quella della Suprema Corte, una pronuncia importantissima, perché consente a tanti che hanno subito danni alla salute a causa del sangue infetto di ottenere il ristoro del pregiudizio patito.

La stessa è, peraltro, criticabile, perché ha disposto il conteggio degli interessi dalla sua pubblicazione, senza tenere conto del fatto che il danno risale al 1974 e che, comunque, per la normativa in materia il giorno da cui farli decorrere non può essere successivo alla domanda.

Gli uffici Konsumer sono a disposizione di tutti gli interessati per procedere a cause di rimborso per sangue infetto o, comunque, malasanità.